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Aveva 76 anni, era una figura molto nota in città. Ha lavorato all’ospedale civile. Il ricordo di Ariella Testa (Cri): «Onnipresente, il suo impegno è stato prezioso»

«Una persona disponibile e generosa». È grande il cordoglio per la scomparsa, all’età di 76 anni, del dottor Alessandro Rocco. Goriziano autentico, era figlio del compianto primario di Radiologia al Civile, il professor Rocco Rocco, «uomo giusto, medico e poeta», così recitavano i placcati allora affissi in tutta la città.

Alessandro Rocco si era laureato a pieni voti in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova e, successivamente, aveva ottenuto la specializzazione in Nefrologia e Dialisi. Nei primi tempi aveva operato nell’Università patavina quale stimato docente della sua facoltà. Poi, nei primi anni ’70, era tornato nella “sua” Gorizia per prestare servizio nella divisione di Nefrologia dell’ospedale civile di via Vittorio Veneto. Una lunga e prestigiosa carriera la sua che l’ha visto assumere compiti e funzioni sempre più importanti fino a raggiungere l’incarico di aiuto e poi di primario della divisione. I suoi colleghi medici lo ricordano, ora, con tanta stima e profondo affetto per la sua competenza e professionalità.

Amava dialogare con i pazienti creando un clima di reciproca fiducia, importante premessa per migliorare e affrettare il percorso della guarigione. «Era un uomo pieno di umanità che sapeva trasmetterla con tanto calore e pienezza di sentimenti», così viene ricordato. Una volta entrato in quiescenza aveva collaborato con l’associazione “Amare il rene” per la lotta contro le patologie renali. Il sodalizio opera nella provincia di Trieste e si occupa di informare i cittadini su prevenzione, diagnosi e cura della malattia. Importante altresì il suo impegno durante il terremoto in Friuli come ufficiale medico della Croce rossa italiana. A testimonianza dell’opera da lui prestata alle popolazioni colpite era stato insignito con la medaglia al valor civile. Altrettanto determinante è stato il suo contributo durante la pensione dato al Comitato di Gorizia della Cri. «È stata una persona sempre presente e disponibile e un prezioso interlocutore», così lo ricorda la presidente Ariella Testa. Per un periodo è stato vicepresidente, nonché direttore del Centro unico accreditato per la formazione Blsd dei volontari del Comitato di Gorizia e Monfalcone. Testa evidenzia il suo ruolo di direttore della Scuola delle infermiere volontarie, note come crocerossine, nel Comitato di Gorizia.

Negli ultimi anni la famiglia si era trasferita a Savogna d’Isonzo. La sua amata consorte Luigina era deceduta alcuni anni fa. Esprimono totale vicinanza e tanta solidarietà alla famiglia i medici Marcella Bernardi, Maura Zottar, Roberta Chersevani, unitamente ad Antonella Gallarotti e al colonnello dei carabinieri Matteo Fontana. Lascia il figlio Massimiliano, il fratello Massimo già presidente dell’Ordine degli architetti, la cognata Marzia. Per desiderio della famiglia per onorare la sua memoria «non fiori ma eventuali donazioni alla Cri di Gorizia o alla Fondazione Umberto Veronesi». Data del funerale da stabilirsi.

Articolo di Emilio Danelon per Il Piccolo